È alla fine del mese di ottobre del 2021 che Mark Zuckerberg cambia il nome di Facebook in Meta e da quel momento il Metaverso diventa un termine e un tema di attualità.
Cos’è il Metaverso
Il Metaverso è un vero e proprio mondo di realtà virtuale condivisa, in cui, pur rimanendo fisicamente seduti davanti a un PC, sarà possibile acquistare prodotti virtuali, incontrare i propri amici, fare un viaggio, assistere a un concerto virtuale. Nel Metaverso, universo parallelo a quello reale, formato da piattaforme online, l’utente, attraverso un proprio alter-ego virtuale o “avatar”, ha la possibilità di frequentare spazi, fare esperienze più o meno realistiche e personalizzate, interagire con gli avatar di altri utenti.
Secondo gli esperti entro il 2026, il 25 per cento delle persone, passerà almeno un’ora al giorno nel Metaverso, per lavoro, shopping, formazione, attività sociali e intrattenimento.
Metaverso e marchi: dalla tutela del brand alla tutela del metabrand
Ebbene, tale fenomeno comporterà una serie di conseguenze anche sul piano della tutela dei diritti di proprietà intellettuale, imponendo alle aziende di esaminare le strategie di protezione dei propri marchi e di ripensare alla loro tutela, trasformandola da tutela del brand a tutela del metabrand, anche in relazione ai nuovi prodotti e servizi virtuali.
La protezione relativa ai prodotti e servizi tradizionali (reali) non si estende automaticamente ai prodotti e servizi virtuali, in quanto al momento non esiste tra loro alcuna affinità. I prodotti e servizi virtuali, infatti, oltre a rientrare nelle classi 9, 35, 41 e 42, necessitano di rivendicazioni specifiche.
- Nella classe 9 rientrano i beni virtuali scaricabili da utilizzare online e in mondi virtuali online;
- Nella classe 35 rientrano i servizi di vendita di beni virtuali;
- Nella classe 41 invece i servizi di fornitura online di beni virtuali per l’uso in ambienti virtuali,
- Nella classe 42 i software informatici non scaricabili per prodotti e servizi virtuali.
La strategia di meta-protezione nel Metaverso
Considerata la peculiarità del Metaverso, sarà opportuno valutare anche il deposito di marchi non tradizionali (marchi olografici, multimediali, di movimento), il cui utilizzo è molto congeniale e si adatta alla perfezione a un mondo digitale.
È importante per le aziende, impostare una strategia di meta-protezione, tesa a contrastare fenomeni contraffattivi posti in essere da terzi, i quali, potrebbero creare confusione tra gli utenti e ledere la reputazione dei propri marchi.
I primi tentativi di deposito illegittimo di marchi noti, da parte di terzi, per prodotti virtuali, sono già in atto come pure i primi contenziosi sull’utilizzo illegittimo dei marchi nel Metaverso.
Pertanto, un ‘efficace strategia di meta-protezione dei marchi dovrà:
- verificare, implementare la tutela dei marchi registrati con riferimento ai prodotti e servizi virtuali nelle classi 9, 35, 41, 42
- attivare un servizio di sorveglianza mondiale in relazione ai propri marchi e monitorare l’uso dei propri marchi da parte di terzi sulle piattaforme virtuali
- registrare nomi a dominio con estensioni connesse al metaverso (.eth – .zil – .crypto) e monitorare la registrazione di nomi a dominio meta identici o simili al proprio marchio da parte di terzi
- rivedere e integrare i contratti di licenza, di collaborazione tecnica, di elaborazione grafico-digitale dei propri marchi e modelli, nonché di digitalizzazione dei propri prodotti e di sviluppo di piattaforme virtuali con le clausole tecnologiche
- implementare nuove modalità di acquisizione e conservazione delle prove sia d’uso che di contraffazione.
Già molte imprese, soprattutto multinazionali del settore del fashion, cosmetico, finanziario, ristorazione ecc. hanno iniziato a depositare i propri marchi per prodotti e servizi virtuali, ma la tendenza sta sempre più estendendosi, in quanto sembrerebbe che il Metaverso non sia una moda destinata a passare, bensì una realtà destinata a restare.
Per saperne di più sulla tutela del metabrand, contattate lo Studio Racheli.