La Storia dello Studio Racheli
Lo Studio Racheli, fondato nel 1925, dall’Ingegnere Adele Racheli – donna visionaria di grande ingegno, intelligenza, curiosità – nasceva già come “Storia di Brevetti al femminile”.
L’Ing. Racheli, a soli 23 anni, si laureava in Ingegneria Industriale in nome di S.M. Vittorio Emanuele III, RE d’ITALIA.
“Il compito delle donna tecnica
nella vita moderna è quello di saggia
e competente moderatrice delle follie
in cui siamo stati trascinati fin’ora
dalla smania da guadagno
e dalla insana ammirazione per il progresso
che sta diventando fantascienza
e che trascina l’umanità
verso la fine indegna dell’intelletto
che ci è stato dato”.Adele Racheli ad un convegno dell’AIDIA del 1971
La nascita dello Studio Racheli
All’indomani della Prima Guerra Mondiale, l’Ing. Racheli decideva di esplorare l’allora quasi sconosciuto mondo della Proprietà Industriale. Le aziende dell’epoca, quasi all’oscuro della materia, si rivolgevano agli studi professionali per tutelare i propri diritti di esclusiva e Adele Racheli, già a quei tempi, coadiuvava gli inventori nella stesura dei brevetti e in tutte le formalità burocratiche richieste, dall’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (UIBM).
Adele Racheli non vantava solo una rinomata clientela italiana, ma anche estera. Nonostante gli studi classici, l’Ing. Racheli conosceva cinque lingue, traduceva in italiano, con una velocità impressionante, i testi dei brevetti provenienti dall’estero.
Uno Studio al femminile
L’ing. Racheli, nel suo Studio diede lavoro, per diversi anni, a sole donne, fortemente convinta della loro capacità di apprendimento, della loro tenacia e della necessità di far capire loro quanto il lavoro fosse la vera chiave per l’emancipazione femminile, un diritto e un dovere al tempo stesso.
L’Ing. Racheli, antesignana della parità uomo-donna, applicava a tutti i dipendenti, fossero essi uomini o donne, lo stesso trattamento salariale. Concedeva congedi per maternità e malattia, caso raro all’epoca, difatti le donne venivano licenziate in occasione di matrimonio o della maternità.
L’Ing. Racheli spiccava per le sue qualità umane, non solo nell’ambito lavorativo ma anche in quello sociale. Era una donna senza pregiudizi, che si prodigava affinché tutte le donne di sua conoscenza potessero studiare, lavorare e avere una famiglia.
Lei stessa aveva cinque figli e tanti nipoti e, ciononostante, era molto impegnata nelle attività socioculturali, tant’è che ricoprì, fino agli ultimi anni della sua vita, le cariche di Presidente delle Donne Laureate Italiane e di Presidente della Casa della Laureata, da Lei fondata, per le studentesse che non avevano grosse possibilità economiche per dedicarsi agii studi.
Fu anche tra le fondatrici di AIDIA, Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti, fondata nel 1957, nell’ambito della quale l’Ing. Racheli ricopriva la carica di Presidente Nazionale. È proprio a Lei che nel 2023 il Politecnico di Milano, su proposta dell’AIDIA, ha dedicato una borsa di studio, assegnata a una studentessa meritevole, laureata in ingegneria meccanica.
Cresciuta in una realtà campestre, in provincia di Parma, rimase sempre legata alla terra, tanto da dedicarsi all’insegnamento della bachicoltura presso la Scuola Agraria di Monza. Si fece promotrice di diverse iniziative tese a educare le giovani generazioni al “lavoro responsabile”.
Lo Studio Racheli nella II metà del ‘900
La Seconda Guerra Mondiale, i bombardamenti a Milano e le leggi razziali, che minacciavano alcune persone care all’Ing. Racheli, furono la causa del suo trasferimento in Svizzera, con il marito, l’Ing. Costante Domenighetti e i figli, dove continuò l’attività in condizioni di ristrettezze, dando asilo a molte donne ebree.
Al rientro a Milano, con la ripresa del lavoro, grandi aziende straniere, operanti nel campo delle materie plastiche, delle macchine industriali, dei motori e tanti inventori italiani, pur non avendo le risorse economiche degli altri paesi, incominciarono a estendere all’Italia i loro brevetti anche in settori tecnici, complessi come la chimica. L’Ing. Racheli, seguì la procedura di brevettazione di una delle scoperte scientifiche più significative dei nostri tempi, quella del polipropilene, che procurò a Natta il premio Nobel. Purtroppo, al riguardo, nessuna documentazione scritta è stata rinvenuta nell’archivio storico aziendale, ma l’informazione fu tramandata oralmente dalle persone a Lei strettamente vicine, anche perché l’Ingegnere, oltre a tutte le altre qualità, possedeva quella della riservatezza e dell’umiltà.
Negli anni ‘80 veniva insignita della prestigiosa onorificenza milanese dell’Ambrogino d’Oro, quale esempio di grande presenza attiva nella vita milanese.
L’Ing. Racheli, riservava la stessa attenzione sia al ricercatore di una grande società, sia al singolo inventore, ansioso di tutelare una soluzione tecnica frutto del suo ingegno. Sempre sorridente, nutriva nei confronti degli inventori grande simpatia e si rallegrava quando li vedeva stringere accordi con imprese capaci di sfruttare il ritrovato brevettuale o intraprendere, in proprio e con successo, lo sfruttamento.
Fino alla fine dei suoi giorni, quando aveva già passato il testimone alle sue figlie gemelle, D.ssa Diana Domenighetti, che si occupava del reparto marchi e Ing. Dafne Domenighetti, che si occupava del reparto brevetti, si recava in Studio, nei suoi immancabili tailleur pantaloni e camicia rigorosamente bianca in piquet con taschino, a controllare che tutto andasse nel verso giusto.
Oggi, la nipote di Adele, Iris Bilardo, terza generazione dello Studio Racheli, porta avanti l’attività, affiancata da uno staff di assistenti e professionisti, soprattutto donne, competenti e responsabili, che la supportano nell’organizzazione e gestione del lavoro.
Lo Studio Racheli gestisce migliaia di marchi e brevetti sia italiani, sia esteri; assiste i clienti nella definizione di strategie di protezione integrata; contribuisce alla diffusione della cultura dell’innovazione tutelata, anche attraverso l’organizzazione di incontri formativi in presenza e webinar, volti a sviluppare una maggiore sensibilità verso l’adozione di procedure aziendali, tali a consentire un’adeguata tutela dei beni strategici immateriali, attraverso il corretto mantenimento in vigore, dei diritti di esclusiva.